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La crisi della dinastia Qin






In realtà però la dinastia di Shi Huangdi (Ying Zheng) non sopravisse al suo trapasso, avvenuto nel 210 a.C. L’eccesiva durezza delle sue leggi e la spietatezza con cui le fece applicare segnarono la benevolenza verso i suoi eredi dopo che egli fu morto. A corte le lotte per il potere iniziarono subito a moltiplicarsi e una grande rivolta popolare, scoppiava nel 209 a.C. si diffuse rapidamente al resto del paese. L’iniziativa della rivolta era stata presa da due contadini che, mentre si stavano dirigendo assieme ad altre reclute verso al frontiera settentrionale per presentarsi a servizio, furono bloccate dalla pioggia con il rischio di arrivare in ritardo. La durissima legge imperiale prevedeva in questi casi la pena di morte senza attenuanti, così, al piccolo gruppo costretto all’insurrezione si aggiunsero ben presto moltissimi altri contadini stanchi delle troppe vessazioni. Estesasi fino a diventare incontrollabile la rivolta ebbe il sopravvento nel 206 a.C., quando il nipote erede di Shi Huangdi, Zi Ying, si arrese consegnando la capitale imperiale a Liu Bang, un uomo di umili origini divenuto frattanto leader della rivolta. La prima dinastia dell’Impero cinese era stata stroncata.

La dinastia degli Han occidentali (206 a.C. - 9 d.C.)

Subito dopo la presa della capitale imperiale i contrasti fra Liu Bang e Xiang Yu (l’altro principale leader della rivolta), esplosero in un conflitto che vide, dopo un iniziale vittoria del secondo, la rivincita di Liu Bang nel 202 a.C. Questi, ormai privo di rivali, assunse il titolo di imperatore e fondo la dinastia Han. La sua ascesa al trono costituisce un fatto di eccezionale importanza: Liu Bang era -come si è già detto- un uomo di umili origini, senza nessun legame con l’antica aristocrazia che da millenni governava i territori della Cina. Il fatto che un simile uomo fosse potuto diventare imperatore disegna la misura delle trasformazioni avvenute durante il periodo degli stati combattenti e, ancor più, durante il regno di Shi Huangdi quando l’aristocrazia fu svilita nel prestigio e nel potere.

 

Liu Bang -che sarebbe poi stato ribattezzato ‘gaozu’, sublime antenato- rese presto stabile la sua posizione assegnando ai suoi comandanti militari una buona metà dei governatorati che componevano l’Impero. Essi assunsero i titoli di re e anche la facoltà di disporre di un proprio esercito, governavano con larga autonomia ma dovevano sempre rispettare la volontà dell’imperatore. Nei primi anni di regno questa situazione produsse numerosi conflitti di potere fra i re locali e il potere centrale, ma nel 196 a.C., conclusasi questa fase di assestamento, Liu Bang risolse il problema uccidendo i re locali ed istaurando al loro posto membri della sua famiglia.

 

Nel 195 a.C. Liu Bang morì ed il potere, sebbene nelle mani di suo figlio, fu in realtà esercitato dalla sua vedova, una donna spietata che ricorse ad ogni mezzo per aumentare il suo potere. Alla morte di questa il potere ritornò rapidamente ai figli di Liu Bang che amministrarono l’Impero seguendo la strada già tracciata dal padre, mirante in primo luogo a ristabilire le basi finanziarie dell’Impero. A quel tempo era dominate la teoria “fisiocratica” e quindi Liu Bang si adoperò affiche i contadini non fossero distolti dal lavoro agricolo per il servizio militare o per le grandi opere pubbliche. L’enorme peso fiscale e lavorativo che avevano dovuto sopportare sotto Shi Huangdi fu sensibilmente ridotto (l’imposta fondiaria venne ridimensionata ad 1/15 del raccolto da Liu Bang e a 1/30 dai suoi successori) e a corte il contenimento delle spese divenne una parola d’ordine. Anche per la politica estera fu adottata una linea tesa al risparmio: le grandi e costose campagne di conquista che avevano caratterizzato l’epoca di Shi Huangdi furono abbandonate in favore di una politica di pace che tollerava anche la formazione di regni autonomi ai confini dell’Impero. In particolare fu adottata una politica estremamente conciliante, e a volte quasi arrendevole, nei confronti degli Xiongnu, la confederazione di tribù di allevatori nomadi. Gli imperatori Han inviarono loro doni e mogli di sangue reale, ma neppure questa politica di amicizia riuscì a distogliere gli Xiongnu dal compiere continue scorrerie in territorio cinese, razziando le città e devastando i campi. Essi erano all’apice della loro potenza, il loro impero-confederazione si estendeva su tutto il territorio dell’odierna Mongolia sconfinando sia verso est che verso ovest nelle odierne Manciuria e Xinjiang.


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